La Comunione quale antidoto alla crisi

Festa di San Giuseppe
celebrata dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica insieme al Movimento dei Focolari a Loppiano il 17 marzo 2013

“Tu che fosti lavoratore esemplare non farci mancare un lavoro onesto per vivere, crescere e credere. Aiutaci a crescere nella solidarietà e nell’amore verso tutti, soprattutto verso i poveri e abbandonati”.  Così si è conclusa la Festa di San Giuseppe, celebrata con qualche giorno di anticipo dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica della Toscana insieme al Movimento dei Focolari a Loppiano, con la preghiera al Padre di Gesù: “Tu che con il tuo lavoro lo hai sostenuto e gli hai insegnato ad affrontare le prove della vita e a portare le sofferenza di ogni esistenza umana”. Gli imprenditori delle realtà produttive ospiti del Polo Lionello Bonfanti hanno testimoniato come l’Economia di Comunione sia per loro uno stile non solo imprenditoriale, ma di vita. Dove lavoro, famiglia, fede, comunità, servizio al prossimo convivono nello stesso cuore in maniera quotidiana e naturale. Singole opere di carità, la beneficienza sporadica non sarebbero state infatti sufficienti per curare la grave piaga della povertà. Solo un intero sistema produttivo basato sulla condivisione, su una relazione di reciprocità avrebbe potuto colmare le ingiustizie che rendono i ricchi sempre più ricchi a scapito dei fratelli poveri. Cecilia, Giovanni con sua moglie, e Rina – una dei soci di “L’Arcobaleno” – hanno risposto a poche, ma ben precise domande a loro rivolte da Cristiano Nervegna, già segretario nazionale del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, ed hanno così condiviso quelle che sono state le loro scelte familiari e professionali.  Con entusiasmo hanno raccontato della scintilla che li ha mossi a fare impresa, spesso scoccata da un talento ereditato dalla famiglia di origine, poi divenuta fuoco da alimentare quotidianamente dando un senso ed un valore diverso al lavoro, ad una dinamica imprenditoriale che ponesse al centro l’uomo, in un sistema economico comunque produttivo, ma che non generi sfruttamento, ma uno sviluppo a 360 gradi.  Non si parla un linguaggio “da preti” nella sala convegni del Polo. Gli imprenditori sono molto lucidi e concreti. Hanno a che fare con dipendenti, con la crisi, con le leggi, le tasse, i contratti… ma sono forti del loro stare insieme, che a volte significa “dover fare un passo indietro, per poter camminare insieme a tutti gli altri”, in un percorso senz’altro complicato, ammette Giovanni di “Philocafé”, ma oggi indispensabile perché la condivisione con gli altri imprenditori del Polo genera idee, coltiva la speranza, aiuta a sostenere i pesi, ad assumere prospettive diverse di fronte ai propri problemi. Oltre che ad ottimizzare le risorse e le competenze e, perché no, i costi.  Le aziende smettono così di vivere per se stesse, ma esistono per creare nuovo lavoro.

Cecilia, che svolge la sua attività di commercialista qui al Polo, cita l’esempio di un’azienda di EdiC di Carrara che è stata promotrice della nascita di una ditta in Pakistan: l’approccio al problema della povertà smette di essere gestito secondo una logica di assistenzialismo, ma è visto in un’ottica imprenditoriale. Eva Gullo, presidente di EdiC SPA, la società che gestisce il Polo partecipata da più di 5600 azionisti, che così pazientemente ha lavorato con noi per costruire la festa e che generosamente ci ha accolto per condividere con i nostri gruppi e famiglie provenienti dai gruppi di AC delle diocesi di Prato, Pisa e Livorno, conclude dimostrando con i dati alla mano che il fattore “Comunione” quale ingrediente fondamentale dell’economia genera crescita. E non solo economica.

Maurizio Biasci

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