Verso il secondo anno del Piano Pastorale

 Per cogliere stimoli concreti dalle indicazioni del PP per l’attività delle parrocchie e della chiesa pisana in generale, come pure per l’Azione Cattolica,  per saperlo integrare con i molti eventi che si svolgeranno da settembre (Il Sinodo sulla Famiglia, Il Convegno a Firenze sul Nuovo Umanesimo, l’Anno Santo della Misericordia) abbiamo rivolto alcune domande a don Emanuele Morelli, già parroco a Pietrasanta e attuale direttore della Caritas diocesana.

 

Il secondo anno del Piano pastorale prevedeva come simbolo il Campanile del Duomo, segno della presenza nel mondo e dell’annuncio del mistero di Cristo ad ogni uomo. Innanzitutto perché si è deciso di anticipare il tema del volto amoroso della chiesa, previsto per il 2016/2017?

Il motivo è stato quello di collegare il piano pastorale diocesano con il giubileo della misericordia indetto da Papa Francesco. Al Consiglio Presbiterale è sembrato più logico far coincidere i due momenti. L’icona della piazza dei Miracoli che ci accompagnerà sarà allora l’Ospedale non solo nell’accezione contemporanea di luogo di cura della malattia ma anche nella suo significato originario di luogo dell’ospitalità. Una chiesa con le porte spalancate è una chiesa che è capace di ospitare, di accogliere tutti, a partire dai poveri. Pensiamo alla sfida che ci viene posta dal migrare di tanti esseri umani che fuggono da condizioni di guerra o di fame.

E la misericordia alla quale siamo pro-vocati dal Giubileo straordinario è quella del Signore Gesù inchiodato sulla croce a braccia aperte, nel segno permanente dell’accoglienza e dell’abbraccio.

 

Quale cammino è chiamata concretamente a fare la Chiesa pisana, sia a livello diocesano che nelle parrocchie o unità pastorali?

Il cammino che siamo chiamati a compiere è quello di rimettere al centro del nostro essere e fare chiesa la misericordia di Dio. Lo faremo, probabilmente, con degli appuntamenti giubilari, penso in particolare al “pellegrinaggio” in cattedrale ma anche con un “pellegrinaggio” ai luoghi dei servizio ai poveri e verso le “periferie esistenziali” raccontando in questo modo il volto bello di una chiesa in uscita. Lo faremo, come Caritas Diocesana, accogliendo le due richieste contenute nel piano pastorale diocesano, le due consegne previste per l’anno della carità.

La prima è quella di attivare la consulta degli organismi socio assistenziali della Diocesi. Un luogo di partecipazione e di confronto importante dove crescere nella comunione ecclesiale e dove progettare momenti di formazione condivisi e costruire insieme “opere segno”

Il secondo è quello di costituire in ogni parrocchia e/o unità pastorale la Caritas, come espressione ed esperienza di una chiesa che si mette in ascolto di dio dentro il grido silenzioso dei poveri, che si fa prossima alle persone vulnerate e rese ultime, che se anche non avesse nulla da dare è sempre chiamata a dare se stessa provocata dalla parola di Gesù ai discepoli “date loro voi stessi come cibo da mangiare”. Ci saranno probabilmente molte altre iniziative. Tutte quelle che la fantasia della carità ci suggerirà di praticare.

 

Come si può legare questo tema alle altre due grandi iniziative ecclesiali del prossimo anno del Convegno Ecclesiale sul Nuovo Umanesimo in Cristo Gesù e sul Sinodo sulla Famiglia?

Il convegno ecclesiale di Firenze è una grande opportunità da vivere. L’umano che siamo chiamati a testimoniare è quello che vede nei gesti e nelle parole di Gesù di Nazareth il prototipo di una umanità nuova. L’essersi consegnato al segno e alla forma del “pane spezzato e condiviso” chiede a ciascuno di noi e a noi insieme come chiesa di prendere proprio quella forma.

L’umano che vogliamo vivere e testimoniare è l’umano vissuto da Gesù fatto radicalmente dono per gli altri. Per questo i percorsi della carità, della condivisone, dell’accoglienza e del servizio sono la cifra che rende amabile e credibile il nostro essere discepoli. Avremo il compito di declinare durante tutto il nostro anno pastorale e giubilare, le intuizioni e le proposte che lo Spirito susciterà nel convegno ecclesiale di Firenze traducendole senza tradirle nei percorsi ordinari della nostra chiesa locale.

Sono sicuro che anche il Sinodo sulla famiglia affronterà il tema della carità nella e della famiglia e potrà essere un ottimo punto di partenza per itinerari di riflessione sulla carità nella coppia, penso in particolare alla bella sfida dell’ascolto e dell’accoglienza reciproca, alla prassi dell’affido familiare, ai tanti segni con i quali potremo ricamare la vita delle nostre famiglie. Insieme con la Pastorale familiare potremmo, come abbiamo già fatto in passato, proporre di inserire stabilmente all’interno dei percorsi di formazione dei fidanzati al matrimonio e nei gruppi famiglie degli incontri sulla testimonianza della carità in famiglia e delle esperienze di servizio pensate a misura di famiglia.

 

E all’AC quale servizio si può chiedere in questa prospettiva?

L’AC può esserci con il suo specifico contributo. I percorsi educativi che l’AC promuove possono sostenere il Piano Pastorale diocesano mediandone i contenuti con l’ACR i giovanissimi e i giovani, gli adulti. Lo specifico educativo che connota l’identità dell’AC può sostenere il cammino del prossimo anno pastorale perché la formazione di “christifideles laici” adulti non può prescindere dalla compromissione con la vita ferita e resa ultima.

Don Emanuele Morelli

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