La dignità del lavoro

La dignità del lavoro

Da poco tempo è passato il 1° Maggio; il  Movimento Lavoratori di AC si è impegnato nelle diocesi italiane organizzando tante feste e veglie per il lavoro, ma tutto questo può non avere senso se ogni giorno non è un 1° Maggio.

Dove non c’è lavoro – ricordano i vescovi – non c’è dignità, la persona si riduce a merce e, mancando la dignità, l’umanesimo si svuota. Come Chiesa e società italiana ci interroghiamo allora con trepidazione sul futuro dei nostri giovani, delle nostre famiglie, sulla loro dignità”.  In questa fase – concludono i vescovi- “vanno coniugati i tempi del lavoro con i tempi della famiglia, perché è da questa sorgente, vicina, unita e riconciliata, che può sgorgare un flusso vitale, capace di aiutarci a gestire questa crisi, etica, sociale ed economica. Solo insieme ne usciremo, lottando contro la paura e l’indifferenza.”

Al di là delle soluzioni tecniche, resta il fatto che un uomo senza lavoro non può mantenere la propria famiglia, guardare con fiducia al futuro e avere dignità nella propria vita.

Come ci ricorda Papa Francesco “Il lavoro non ha soltanto una finalità economica e di profitto, ma soprattutto una finalità che interessa l’uomo e la sua dignità. Se manca il lavoro questa dignità viene ferita!” e di dignità oggi ne troviamo sempre meno sia quando il lavoro c’è  sia quando non c’è.

Ci domandiamo dove possano trovare “dignità” le lavoratrici del Carrefour di Lucca in sciopero contro le aperture del supermercato prolungate fino alla mezzanotte e sulla stampa locale dichiarano “Lavorare sì ma con dignità.”

Oppure nella giungla del precariato giovanile, dove i giovani sono sempre più sfruttati e pagati con mesi e mesi di ritardo, come ci racconta Lisa giovane precaria: “Ad oggi, mi spettano le mensilità che vanno dal mese di agosto 2014 ad aprile 2015. La cifra, che farebbe morire dal ridere alcuni dirigenti o quadri delle istituzioni pubbliche, è quello che mi servirebbe per campare dignitosamente, senza molte pretese. Se ricevessi la mensilità in modo puntuale avrei di che vivere e un minimo di solidità per il mio nucleo familiare di due persone, delle quali una precaria cronica.” 

O i lavoratori stagionali che ormi si vedono pagati attraverso i voucher, senza più un contratto che gli permetteva nei periodi di non lavoro di ricevere la disoccupazione. Per non dire della frustrazione morale che subiscono: “Lavori un giorno intero e poi vai a riscuotere dal tabaccaio o alle poste, trenta, quaranta euro.. non sembra neanche di essere pagato per il lavoro che hai svolto”.

In questa ottica il MLAC, cercando di  dare voce ai lavoratori, alle loro esperienze e alle loro preoccupazioni, nell’ultima Newsletter (http://mlac.azionecattolica.it/sites/default/files/newsletter_MLAC_n4_2015.pdf  ) ha pubblicato alcune testimonianze e in particolare quella di una lavoratrice (aderente MLAC) che ci sembrano rispecchiare pienamente la situazione in cui si trova il lavoro oggi.

La testimonianza che vi riproponiamo di seguito è stata ripresa da FAMIGLIA CRISTIANA sul numero 21 di Maggio.

Maurizio  Biasci

 segretario MLAC

 

Testimonianza di una lavoratrice del commercio e aderente MLAC 

Salve, lavoro a tempo pieno in un supermercato. Amo il mio lavoro, mi ha reso possibile diventare indipendente, avere una casa, costruire una famiglia: il sogno di tante persone. In un momento come questo dove la disoccupazione opprime, toglie sogni e speranze, spesso uccide, ci viene imposto ancor più di apprezzare ciò che abbiamo. La mia domanda è: a quale prezzo?

Amo il mio lavoro ma amo anche la mia famiglia; è indispensabile avere almeno un giorno da poterle dedicare. Il rispetto della domenica è un diritto che, a chi lavora nel mondo del commercio, è stato completamente tolto.

Aprire gli esercizi commerciali al tempo, era stato proposto quale iniziativa per incentivare nuove assunzioni e stimolare i consumi. Si è partiti nei periodi a ridosso delle festività quali Natale e Pasqua per poi arrivare ad oggi, dove la domenica equivale ad un giorno lavorativo come gli altri. Nessuna nuova assunzione è stata fatta e a livello di consumi chi fa la spesa di domenica non acquista più il sabato o il lunedì come un tempo. Per noi lavoratori e per le nostre famiglie sono iniziate le difficoltà…

Se già il riposo settimanale spesso veniva spostato per esigenze lavorative con il risultato di non potersi mai organizzare per tempo ora, senza quell’unico giorno fisso da poter condividere con i propri cari, nulla è più come prima. La domenica viene pagata come straordinario ma con la tassazione non rimane molto a fine mese… Il riposo compensativo cade un giorno della settimana a caso con il risultato che i tuoi familiari sono al lavoro, a scuola, e ti ritrovi una bella giornata libera, buona soltanto per le faccende domestiche! Come può non generare crisi il non poter stare insieme?

Papa Francesco dice” La famiglia è il più grande tesoro di un Paese. Lavoriamo tutti per proteggere e rafforzare questa pietra d’angolo della società”.

Per questo oggi con queste righe, grazie al vostro giornale spero di arrivare a quante più persone possibili e chiedere a ognuno una maggiore coscienza nelle azioni e nei consumi. Gli esercizi commerciali sono aperti ad orario continuato per agevolare chi lavora; torniamo ad acquistare in queste fasce orarie! Manteniamo anche da consumatori libera la domenica, perché anche una singola spesa incide sul fatturato e sulla statistica dei consumi; tutti numeri che alimentano la concorrenza e le aperture dei negozi.  Non diventiamo schiavi del consumo ma impariamo a dare il giusto spazio ai nostri bisogni: la domenica è momento di aggregazione, un giorno da dedicare alle proprie passioni, al riposo. Farlo diventare un giorno come un altro, come lavoratore e come consumatore, non fa che toglierci la libertà di apprezzare i doni delle nostre vite.

Come cristiani sentiamoci ancor più parte di questo: non appare un controsenso santificare la domenica con la Santa Messa e una volta usciti fare la fila con carrello e famiglia?? Ne vedo tantissime, davvero troppe!

Il parroco ci dice: ”La messa è finita, andate in pace. Glorificate il Signore con la vostra vita”…Ecco la prima piccola grande opera che possiamo fare: dare il giusto esempio di coerenza evitando di agguantare un carrello della spesa e prendere la bicicletta, visitare un amico o giocare con i nostri figli. Torniamo agli spazi verdi, agli ambienti parrocchiali e non ai centri commerciali!!!

Vescovi, parroci, spendete una parola nelle vostre diocesi e parrocchie! Parlate ai vostri fedeli, troppo spesso sordi e per stanca abitudine indotti al consumo, da non accorgersi più del prezioso tempo perso!

In occasione del 1 Maggio la CEI (che ha appoggiato la campagna di raccolta firme “LIBERA LA DOMENICA” per cui ancora attendiamo risposta dal Governo), ricorda ancora una volta l’importanza del rispetto della domenica perché “se non si rispetta la domenica, non si avrà rispetto nemmeno per chi è disoccupato e il lavoro diventerà schiavizzante e oppressivo”.

Nonostante tutto credo ancora che il lavoro nobiliti l’uomo e sia lo strumento indispensabile per prendere parte al progetto di Dio; credo fondamentale il renderci prossimi all’altro, in una società il cui capolavoro non è dato soltanto dalle innovazioni, il progresso e i fatturati ma, come ci ricorda Papa Francesco, “IL CAPOLAVORO DELLA SOCIETA’  è  LA FAMIGLIA”. Un capolavoro che siamo chiamati tutti a salvaguardare.

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