Un triennio finisce… l’AC continua!

Sì, cari amici, è passato un altro triennio, anzi per me, da quando ho assunto la presidenza diocesana, sono passati 6 anni!

E il tempo, come sempre, è stato breve e lungo; breve perché i progetti, le idee che avevamo pensato di realizzare – a tutti i livelli: diocesano e parrocchiale – certo sono stati di più di quelli realizzati; ma anche lungo: pensiamo a quanti incontri, a quante discussioni, riflessioni, a quanta fatica… a quanta vita di relazioni, di amicizia e di condivisione, di vicinanza spirituale e di prossimità umana abbiamo avuto!

Proprio per questo, credo, in questo scorcio di triennio, si debba innanzitutto ringraziare Dio per il tempo ‘favorevole’ che abbiamo ricevuto in dono, insieme a tutte le opportunità di maturazione per una vita piena e autentica. E subito si debba anche avere il senso delle nostre povertà, dei limiti, la coscienza delle mete non realizzate per mancanza d’entusiasmo, delle occasioni sprecate… L’assemblea elettiva del 16 febbraio arriva allora proprio a tempo opportuno per fare il punto, per rinsaldare la ginocchia fiacche, per avere un di più di vista per osare grandi mete e piedi ben piantati per terra per vivere tutto nella quotidianità e nelle sue caratteristiche: i tempi lunghi, le contraddizioni, la pazienza… infinita, come è quella che il Padre ha verso di noi e inesauribile e immortale come la più piccola delle tre sorelle di Ch. Pégui: la Speranza! Essa è capace di stupire perché “quel che è facile e istintivo è disperare ed è la grande tentazione”, ed “è lei, questa piccola, che spinge avanti ogni cosa”.

Con questa compagna possiamo ancora osare impegnarci attraverso i tratti associativi che restano ancora fondamentali: un forte senso di appartenenza alla Chiesa, così com’è, incarnata nella vita diocesana; la formazione per tutto l’arco dell’assistenza degli aderenti; la creazione di un tessuto ecclesiale, di una rete fatta di conoscenze, di incontri, di vita ecclesiale come famiglia di famiglie; e infine la dimensione parrocchiale, intesa non come confine ma piena valorizzazione della quotidianità: intessuta di fatiche, spesso di insuccessi e di povertà ma nella consapevolezza che il laico è qui che costruisce la propria santità.

Chi non si sente di condividere un progetto così bello e concreto?

Chi non si sente di contribuirvi con gioia e con la propria disponibilità?

Un ultimo pensiero, che è anche un saluto a tutti gli amici che in questo doppio triennio ho incontrato e con i quali abbiamo condiviso le gioie e le speranze e qualche fatica e tristezza: la grandezza dell’AC è fatta di persone e di testimoni che passano di mano in mano: ciascuno indispensabile e ciascuno parziale; le persone passano, infatti, ma la motivazione ‘teologica’ dell’AC -come ebbe a dire Paolo VI alla III Assemblea- resta e così l’associazione.

Grazie, dunque, a tutti quelli che si sono resi disponibili e a quelli che lo faranno in futuro.

Buona assemblea!

Dario Caturegli

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