AL VIA LA “SCUOLA ASSOCIATIVA” 2015/2016

Quante volte ci imbattiamo in domande, tanto ricorrenti quanto mai del tutto evase, quali: “perché rinnovare anche quest’anno l’adesione? Che differenza c’è, in fondo, tra lavorare in parrocchia come semplice laico o come AC? Ma l’AC non è un po’ datata dopo 148 anni di vita? E un giovane, soprattutto, che cosa può trovare di significativo nell’AC?”

Proprio per rispondere a queste domande, per un’adesione consapevole, frutto di scelta, e pertanto gioiosa, il consiglio diocesano ha organizzato due itinerari, uno per adulti e presidenti parrocchiali e l’altro per giovani, che si incontreranno in un ultimo incontro comune.

I due percorsi sono iniziati con uno stile nuovo: interattivo e con due testimonianze. Insomma, uno stile grazie al quale ogni partecipante è stato sollecitato a ‘prendere posizione’ con i suoi dubbi ma anche con le sue risorse per accogliere poi il racconto di esperienze significative.

Al primo incontro del 16 ottobre ha partecipato Gabriella Pennino, presidente di Firenze con una vita in AC; vita così ricca da diventare uno splendido racconto senza artifici, e tale da suscitare ancora l’entusiasmo e la voglia di partecipare, da adulta, ai campi ACR!

Tra i tanti spunti che ha fornito, Gabriella ha parlato di un aspetto non sufficientemente valorizzato: la bellezza della vita associativa. Un’esperienza che innanzitutto è ‘vita’: si apprende, ha detto, ancora prima che con gli incontri, con l’esempio concreto degli altri; “l’ascolto profondo delle persone, attivo e passivo, è un’arte che ti posso raccontare; ma se la vedi è meglio”. In AC si scopre non solo l’importanza dell’educazione (come sollecita il Piano Pastorale “Educare alla vita buona del Vangelo”) ma una ‘vocazione’ all’educazione, che è propria della nostra associazione. Si fa esperienza di uno stile di relazione ‘sobrio e diretto’, che nasce dalla stima reciproca, da un’amicizia associativa, che sa farsi carico gli uni degli altri, che diventa poi modello di comportamento anche nei luoghi di lavoro. Così il sentire naturalmente l’orizzonte ‘diocesano’ non è un traguardo ma il sentirsi amati dal Signore, chiamati individualmente per vivere un’esperienza comunitaria, parrocchiale e imprescindibilmente diocesana, intorno al Vescovo.

All’incontro per giovani del 6 novembre ha partecipato Alessandro Garuglieri, già leader del Msac.

“Per essere un cristiano praticante, consapevole e impegnato”, ha esordito Alessandro, occorre nutrirsi, non sono ammesse scorciatoie, tanto più per chi cerca, come i giovani, coerenza e autenticità. E allora oltre all’arricchimento che si riceve nel donarsi, occorre mettere al centro la celebrazione eucaristica con la preghiera quotidiana e vivere un’esperienza di comunità: perché è così che Gesù ha formato i suoi apostoli. E in tale prospettiva, anche il vivere l’associazione, vivere nel gruppo, e anche aderire all’AC, acquista pieno significato.

Gli itinerari continueranno con l’incontro per adulti a inizio dicembre e dei giovani a gennaio; tappa di incontro e di conclusione a maggio 2016.

Dario Caturegli, consigliere unitario

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