PASQUA: INIZIO DELLA GLORIA
Chi ha dato fuoco alla miccia per un’immane esplosione, ma è tuttora in attesa della deflagrazione che avverrà con spaventosa sicurezza, non considera certo l’accensione della miccia come un avvenimento del passato. L’inizio di un avvenimento che è ancora in corso, ma si dirige inesorabilmente e irresistibilmente verso il suo punto culminante, non passato, ma presente che porta addirittura in sé il suo futuro, è un movimento che si conserva abbracciando passato e presente in un’unità attuale, “reale”. Bisogna aver chiari questi concetti se vogliamo parlare con cognizione di causa della risurrezione del Signore. La Pasqua non è la celebrazione di un avvenimento passato. L’alleluia non vale per quel che era. La Pasqua proclama un inizio, che ha già deciso il futuro più remoto. Risurrezione significa che l’inizio della gloria è già cominciato. E ciò che è così cominciato è qui che si sta compiendo! Durerà a lungo? Dura millenni perché ha bisogno almeno di questo breve attimo per permettere a una pienezza incalcolabile della realtà e della storia di aprirsi la strada per il suo glorioso compimento attraverso il breve dolore mortale di una immensa trasfigurazione (che noi chiamiamo storia naturale e universale).
A poco a poco ci rendiamo conto che anche la storia dell’umanità segue una traiettoria orientata verso una meta e non è un eterno ritorno delle medesime cose sotto il sole.
Noi diciamo “Pasqua”, Risurrezione. E ciò significa che il futuro definitivo è già iniziato.
Quando celebriamo la Pasqua, noi affermiamo che la storia dell’umanità ha già raggiunto il termine in uno, o meglio, nel suo rappresentante (e in lui e attraverso di lui anche gli altri). Là dove è giunto pienamente non un puro spirito ed un’anima glorificata, ma un uomo completo, che ha operato e sofferto questa storia, tutto è ancora presente e non passato e tutto è svelato come significativo e glorioso. Questo termine che è l’inizio del compimento di tutte le cose è già avvenuto e si è manifestato all’umanità peregrinante ancora nella storia, come la testa della carovana, che, toccata la meta, annuncia con grida di giubilo a quelli che stanno ancora in cammino: siamo arrivati, abbiamo raggiunto la meta ed è così come l’avevamo sperata. Il luogo in cui è comparso questo nuovo inizio della fine completa si chiama Gesù di Nazaret, crocifisso e risorto. Poiché il suo sepolcro è vuoto e lui, che era morto, si è mostrato come il vivente nella totalità della sua concretezza umana, noi sappiamo che tutto ha già cominciato realmente a diventare buono. E’ ancora tutto più o meno in cammino, ma verso una meta che non è un ideale utopistico, bensì una realtà già esistente.
Con la festa di Pasqua diciamo: Io credo nella risurrezione della carne e della vita eterna. Io credo che l’inizio della gloria di tutte le cose è già in corso, che noi, apparentemente tanto smarriti ed erranti, bisognosi e lontani, siamo già avvolti dalla beatitudine infinita. Poiché la fine è già cominciata. Ed è la gloria.
Karl Rahner