PERSONE NUOVE IN CRISTO GESÙ: Corresponsabili della gioia di vivere

(Bozza del documento per la XV Assemblea Nazionale di AC, 1-4 MAGGIO 2014)

Il documento nazionale (di cui segue un estratto e che costituisce il primo spunto per l’elaborazione di quello diocesano da approvare nella nostra assemblea di febbraio) inizia invitandoci a fare due esercizi: a verificare quanto la fede sia un’esperienza vissuta come ‘bella’ e quanto dia forma alla nostra vita, si incarni e la trasformi davvero; il secondo esercizio preliminare è quello di essere consapevoli della ricchezza della vita associativa, delle buone relazioni che in essa si vivono, di un senso di gratitudine che dobbiamo avere nei suoi confronti, nei confronti di tutte quelle belle persone che ne hanno fatto la storia e il suo servizio secolare.

Da qui un compito prioritario: recuperare il patrimonio dell’AC non come ricordo, pur grande, ma come sorgente di nuova linfa. In questa prospettiva il Concilio Vaticano II, evento della Chiesa universale, per l’AC resta una prospettiva inesauribile per chiarire e valorizzare alcuni tratti suoi caratteristici: il servizio alla Chiesa che nasce dal sentirsi ‘Popolo di Dio’, la chiamata alla santità nel quotidiano, il dialogo con il mondo e l’invito a compromettersi con esso; e ciò rifuggendo ogni tristezza e disperazione ma credendo che comunque questo è il tempo dello Spirito, che questo è il tempo favorevole.

Da qui anche i luoghi privilegiati del cammino, del servizio, della formazione, della spiritualità dell’AC: la famiglia, che richiama i grandi valori oggi in gioco, dalla stabilità dei rapporti familiari all’incontro nel dono di essere uomo e donna; la parrocchia, luogo per stabilire ponti con i contesti ‘altri’, per stabilire legami di amicizia, per arrivare alle ‘periferie esistenziali’; la città, luogo di sinergia nel territorio con le istituzioni pubbliche per organizzare una solidarietà efficace, per partire dai problemi non per restarne irretiti ma per promuovere tutto l’uomo.

Tra le radici e le mete si sottolinea ancora come ‘essenziale’ la cura dell’interiorità anche sviluppata con un discernimento personale e comunitario, la visione ecclesiale che muove dalla parrocchia o dalle Unità Pastorali per allargarsi alla Diocesi, stretta intorno al suo Pastore, per aprirsi a tutta la chiesa universale e al Santo Padre; l’evangelizzazione che passa attraverso le fasi dell’iniziazione cristiana, ancora assai diffusa nelle nostre comunità.

E, per concludere, nelle scelte finali si coglie il valore associativo, come dono da far fruttificare, la cura formativa degli educatori e dei responsabili, l’attenzione ‘dinamica’ alla realtà ecclesiale che cambia, la proposta di stili di vita nuovi, che provochino la politica e siano originati e tesi al bene comune; una visione antropologica personalista e aperta alla trascendente, attraverso la quale oggi si possa garantire la visione integrale dell’uomo.

Dario Caturegli
Presidente Diocesano

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