Estratto della bozza del documento per la XV Assemblea Nazionale di AC
I. CORRESPONSABILI DELLA GIOIA
Il cristiano deve essere rivoluzionario per la grazia (…). La grazia fa di noi rivoluzionari (…) perché cambia il cuore. Un cuore che ama, un cuore che soffre, un cuore che gioisce con gli altri, un cuore colmo di tenerezza per chi, portando impresse le ferite della vita, si sente alla periferia della società. (Papa Francesco, Convegno ecclesiale Diocesi di Roma, 17-06-‘13)
Siamo laici associati, corresponsabili della missione evangelizzatrice della Chiesa, e ci lasciamo interrogare dal nostro tempo. Ci sentiamo interpellati dalla vita delle persone, a cui vogliamo innanzitutto offrire la testimonianza della speranza e della gioia che nascono dall’incontro con Cristo, della bellezza di costruire legami autentici, dell’importanza di sentirci responsabili della crescita umana, spirituale, culturale e di fede di ciascuno, a servizio della Chiesa locale e nella consapevolezza di essere parte della Chiesa universale.
Per parlare alla vita
La memoria del 50° anniversario dall’apertura del Concilio (…) è stata soprattutto indicazione di cammino per il futuro e sollecitazione ad attualizzare quanto ancora semplicemente nei documenti conciliari è stato enunciato e non è ancora stato fatto proprio dalla Chiesa di oggi. In particolare, sentiamo rivolti a noi laici due insegnamenti conciliari: la comprensione della Chiesa come popolo di Dio in cammino nella storia di tutti fino alle estreme periferie e la comprensione della nostra quotidianità come luogo della chiamata alla santità, senza contrapposizione di principio tra secolarità e santità, vita e fede. La nostra indole secolare, riconosciuta e indicata dai testi conciliari come carattere tipico del laico, chiede di essere ancora più approfondita e valorizzata nel cammino di fede, secondo la logica dell’incarnazione. Proprio in questa logica siamo invitati a comprometterci nelle questioni del nostro tempo, soprattutto ad accogliere e abitare la complessità di questa epoca segnata da (…) grandi trasformazioni che coinvolgono la configurazione del territorio, i tempi di vita, la struttura della società, il rapporto fra le generazioni, la cultura, la vita
religiosa e la partecipazione alla vita della Chiesa. (…)
Famiglia
Educare in famiglia è oggi un’arte davvero difficile. Molti genitori soffrono, infatti, un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addirittura, d’impotenza. Si tratta di un isolamento anzitutto sociale, perché la società privilegia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula fondamentale. (Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti Pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 36)
L’AC è consapevole delle grandi sfide che oggi interpellano la famiglia, non preservata da problemi e sofferenze e, insieme, ancora fonte di valori e di senso. La famiglia, che ha origine dalla relazione stabile tra un uomo e una donna sposati e aperti alla vita, ed è fondata sul sacramento del matrimonio, oggi è chiamata a fare i conti con un contesto sociale complesso e contraddittorio, in cui si affermano, tra l’altro, diverse forme di convivenza, scelte o subite. Ma proprio qui e ora l’AC vuole testimoniare la bellezza dell’essere famiglia, e famiglia cristiana cementata da un’autentica relazione con il Signore, e vuole impegnarsi a renderla protagonista del rinnovamento delle comunità ecclesiali e civili. La centralità della famiglia, nel contesto di oggi, è importante, alla luce della consapevolezza che i legami buoni che in essa maturano non costituiscono un affare privato né si limitano a gestire la dinamica degli affetti, ma rappresentano un punto di forza della società. (…)
Parrocchia
La parrocchia -Chiesa che vive tra le case degli uomini- continua a essere il luogo fondamentale per la comunicazione del Vangelo e la formazione della coscienza credente; rappresenta nel territorio il riferimento immediato per l’educazione e la vita cristiana a un livello accessibile a tutti; favorisce lo scambio e il confronto tra le diverse generazioni; dialoga con le istituzioni locali e costruisce alleanze educative per servire l’uomo. (Educare alla vita buona del Vangelo, 41)
L’AC vuole impegnarsi a fare delle parrocchie in cui opera luoghi dove le persone si sentano a casa propria e mostrino così la bellezza di vivere in una “famiglia” di ampio respiro. La parrocchia è “Chiesa che vive tra le case degli uomini”, casa tra le case, in comunicazione con la realtà
territoriale, “è comunità di fedeli a cui appartengono i battezzati della Chiesa cattolica che dimorano in un determinato territorio (…) in essa si vivono rapporti di prossimità con vincoli di prossimità e di amore e si accede ai doni sacramentali, al cui centro è l’Eucarestia, ma ci si fa carico degli abitanti di tutto il territorio” (Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 3). (…)
Città
La società nella sua globalità, infatti, costituisce un ambiente vitale dal forte impatto educativo; essa veicola una serie di riferimenti fondamentali che condizionano in bene o in male la formazione dell’identità, incidendo profondamente sulla mentalità e sulle scelte di ciascuno. (Educare alla vita buona del Vangelo, 50)
L’AC vuole impegnarsi con slancio e generosità nelle città contribuendo a promuovere il bene comune, ricostruendo il tessuto della convivenza civile e rendendolo spazio di vita “amabile” per qualsiasi cittadino. L’apertura al territorio è segno tangibile di un’Associazione che vuole essere popolare e rendersi visibile nelle pieghe della storia per divenire “Chiesa in situazione”. Abitare la città significa innanzitutto partecipare attivamente e responsabilmente alle dinamiche della vita civile, impegnandosi a fare dello spazio della convivenza un bene comune. Nella frammentarietà dei tempi e degli spazi, in dimensioni in cui abitare la città diventa sempre più difficile, tra equilibri legati a tempi di vita in continuo mutamento, la “piazza” va assunta nuovamente come luogo di “narrazione” comunitaria, di cultura dell’incontro, di “convivialità delle differenze” (…)
II. LE RADICI E LE METE
Interiorità e spiritualità
L’uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un’acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza e di pace. Tutti sentiamo questo desiderio!
E Gesù ci dona quest’acqua viva: essa è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e che Gesù riversa nei nostri cuori. (Papa Francesco,Udienza generale, 08-05-‘13)
La cura dell’interiorità è essenziale in ogni stagione della vita. Alimentare la nostra vita spirituale, per riuscire a coniugare tutte le dimensioni della persona, spalanca il nostro sguardo attento e amorevole sul mondo. Saper guardare dentro di noi è indispensabile per rispondere alle domande più profonde, ci spinge alla ricerca, illumina la lettura e la comprensione di ciò che accade intorno a noi, aiuta a compiere scelte coraggiose nella vita di ogni giorno, a rispondere pienamente e con gioia alla nostra vocazione. (…)
Il locale e l’universale
Solo lo Spirito può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Anche qui, quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione. (Papa Francesco, Omelia di Pentecoste, Incontro con i Movimenti e le Associazioni, 19-05-‘13)
L’AC partecipa a questo mistero, vive questa tensione, ponendosi a servizio della Chiesa locale, riunita intorno al proprio vescovo, successore degli apostoli. Il luogo privilegiato della vita associativa è il livello diocesano e la sua articolazione in parrocchie: tutti gli altri livelli della vita associativa sono a servizio del livello diocesano. Questa è una scelta non dettata da ragioni organizzative, bensì è segno della partecipazione dell’AC alla vita della Chiesa locale e della Chiesa universale. (…)
Evangelizzazione e Iniziazione cristiana
Non chiudersi, per favore! Questo è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con coloro con i quali pensiamo le stesse cose… ma sapete che cosa succede? Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala. Pensate ad una stanza chiusa per un anno; quando tu vai, c’è odore di umidità, ci sono tante cose che non vanno. Una Chiesa chiusa è la stessa cosa: è una Chiesa ammalata. La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. Gesù ci dice: “Andate per tutto il mondo! Andate! Predicate! Date testimonianza del Vangelo!”. (Papa Francesco, Veglia di Pentecoste, Incontro con i Movimenti e le Associazioni, 18-05-‘13)
L’Associazione sceglie oggi di andare incontro e di accogliere tutti i ragazzi, i giovani e gli adulti che desiderano conoscere Gesù Cristo e sperimentare la bellezza di amarlo e annunciarlo, accompagnandoli nel cammino di scoperta e riscoperta della propria fede. Evangelizzazione è, infatti, farci nuovi con Cristo nella consapevolezza che seguire il Signore Gesù e imparare a compiere scelte significative costituisce il senso stesso del nostro essere laici impegnati a vivere la fede e amare la vita. L’Associazione, dunque, si impegna a camminare insieme a tutta la Chiesa, facendo proprie le sollecitudini che questo tempo suscita, mettendosi a servizio delle comunità parrocchiali, offrendo la propria esperienza.