Uno sguardo nuovo sulla periferia giovanile

Don Armando Matteo (docente di teologia, esperto in sociologia e per anni assistente FUCI) interviene al corso regionale per responsabili di AC su “la periferia esistenziale dei giovani d’oggi” e sul “riscoprire il mestiere dell’adulto”. Le sue parole hanno grande forza e risvegliano l’AC per una rinnovata responsabilità. Riportiamo qui alcuni passaggi della relazione sul mondo giovanile mentre rimandiamo al prossimo numero l’analisi della figura dell’adulto.

 

“Periferia”, il termine con cui Papa Francesco ci ha contagiati, ha un duplice significato. Sta per “condizione di vita che, intrisa di disagio, ha bisogno di resurrezione” ma è anche “luogo da cui si vede bene il centro delle cose ed in cui fermenta una pacifica rivoluzione”. Vogliamo soffermarci su questa ultima prospettiva, per cogliere alcuni atteggiamenti del mondo giovanile che sono segni di speranza e ci permettono di abbattere molti dei luoghi comuni che imprigionano lo sguardo adulto.

Voglia di comunità.

Di fronte ad un mondo adulto frammentato, in perenne disaccordo e competizione, i giovani desiderano costruire una socialità diversa. Pur con alcuni aspetti critici, internet è luogo in cui ai giovani è permesso creare legami, comunicare emozioni e condividere frammenti di vita, anche i più sciocchi: è la risposta ad un bisogno di amicizia. È anche il luogo per il dono gratuito di idee e competenze o, ancora, il mezzo con cui allargare il proprio sguardo e trovare maggiore libertà di espressione.

Coltivazione della bellezza.

I giovani sono capaci di recuperare nel passato e nel presente tutto ciò che è bello, per poi condividerlo (pensiamo ad esempio a quanto pubblicano sui socials, dalla canzone anni ’70 all’ultimo tweet del Papa). Questo perché il giovane sa che la bellezza va gustata, è di tutti, e -diversamente dalla novità- rimane nel tempo creando memoria.

Lavoro della festa: la musica.

Le cuffie costantemente nelle orecchie non sono isolamento né semplice svago. La musica ha il potere di lavorarci nell’anima, di riconciliarci col mondo, di farci riscoprire ogni volta la gioia di vivere la nostra vita semplicemente così com’è. Per tutti questi motivi la musica è anche l’unica forma di preghiera che i giovani amano.

Mente ecologica.

“Se un adulto vede una collina pensa all’opportunità che ci sia sopra un agriturismo, il giovane la fotografa”. Le miriadi di foto che i giovani possono scattare con facilità hanno le sfumature dell’amore per il mondo. I giovani sanno che è possibile fotografare qualcosa solo quanto lo riteniamo vivo e con una storia da rispettare. Ed ancora, ‘risparmio’ e ‘riciclo’ sono parole del loro vocabolario quotidiano.

Potere degli smiles.

In un italiano reso pesante e complicato (vedi il politichese, l’ecclesialese..) per allontanare dalla realtà, i giovani hanno introdotto gli smiles: combinazioni di simboli che esprimono le emozioni. Uno smile ha grande forza d’impatto e può sostituire testi di mille parole. Così il linguaggio dei giovani è tornato ad essere aderente alla realtà, ad essere cioè comunicazione e dialogo.

Resistenza.

La società ama dirsi fondata sugli ideali di liberà, partecipazione ed esaltazione della singolarità, eppure i giovani vi scorgono tanti, troppi paradossi. Tutto è organizzato e già deciso; il giovane può parlare ma non è ascoltato, può proporre le proprie potenzialità ma non trova nessuno disposto a scommetterci su. Di fronte a questo il giovane si allontana, e ciò che scambiamo per disinteresse è solo il suo tentativo di resistere come può ad una società che non fa che ripetere: “non abbiamo bisogno di te”.

Senso per la giustizia.

Se l’ingiustizia pervade ogni ambiente di vita, quei movimenti per il cambiamento (Libera contro le mafie, Occupy Wall Street contro le storture del mondo della finanza, Sermig contre le povertà..) pullulano di giovani appassionati e coraggiosi. A ben guardare il nostro mondo, l’amore che i giovani hanno per la giustizia è un puro miracolo.

Nuovi miti.

Un prete che ha alzato la voce del Vangelo sopra quella delle mafie, un medico che esercita la professione nella gratuità e solidarietà, una giornalista che sa raccontare la verità senza mistificazioni… I giovani hanno solo bisogno di persone che “facciano bene il proprio mestiere”.

Viva Harry Potter.

Da un lato un gruppo di adulti che escogita ogni possibile trucco per sfuggire alla morte, dall’altra il giovane Harry che è disposto ad andarle incontro pur di salvare gli amici che ama. Il successo della saga del piccolo mago testimonia che esiste un messaggio che i giovani sentono ancora come importante per le loro vite: c’è qualcosa di ben peggiore del morire, ed è il trattenere la vita, il non donarla per gli altri. Non ci ricorda forse una vicenda cominciata 2000 anni fa?

Michela Farano

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