IN RICORDO DEI MARTIRI DELLA ROMAGNA
Una vicenda terribile e troppo poco conosciuta quella dell’eccidio della Romagna. [https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_della_Romagna]
Perché il ricordo rimanga vivo, dalla volontà dei Giovani di AC del tempo, ogni prima domenica di agosto la celebrazione della Santa Messa ed una cerimonia commemorano le 69 vittime del rastrellamento nazista.
Riportiamo l’intervento del Presidente diocesano di AC, Lorenzo Mastropietro, alla commemorazione del 2 agosto 2015.
Riflessioni per un mondo di pace
<< I due eserciti vincitori arrivarono molto prima del previsto e le nostre guardie furono obbligate ad aprire quel cancello a farci uscire e a uscire insieme a noi, ancora con i cani al guinzaglio e noi ancora prigioniere, di nuovo sulle strade tedesche.[…]
Si mescolavano fra noi le guardie: accanto alle ragazze-nulla si rivestivano in borghese. Cosa fanno? Fino a un momento prima avevano diritto di vita e di morte su milioni di persone dell’Europa occupata, e di colpo mandavano via i cani e buttavano le divise e le armi nel fossato che correva lungo la strada. […]
Allora ci fu un momento importante nella mia vita, un episodio privato incastonato nell’evento epocale che stavo vivendo. Il comandante di quell’ultimo campo, crudele assassino, camminava vicino a me — non ho mai saputo il suo nome, era un uomo alto ed elegante — si spogliò, rimase in mutande, si rivestì da civile. Tornava a casa dai suoi bambini e da sua moglie. Certamente non si accorgeva della mia presenza perché io ero ancora uno stuck, un pezzo.
Quando buttò la pistola ai miei piedi, con tutto l’odio che avevo dentro di me e la violenza subita che mi invadeva il corpo, io pensai per un istante: “Adesso mi chino, prendo la pistola e in questa confusione assoluta lo ammazzo. Mi ero nutrita a lungo solo di malvagità e di vendetta. Pensai che sparargli fosse l’azione giusta nel momento giusto, il giusto finale di quella storia di cui ero stata protagonista e testimone. Ma fu un attimo.
Un attimo importantissimo, definitivo nella mia vita, che mi fece capire che io mai, per nessun motivo al mondo avrei potuto uccidere. Che nella debolezza estrema che mi vinceva, la mia etica e l’amore che avevo ricevuto da bambina mi impedivano di diventare uguale a quell’uomo.
Non avrei mai potuto raccogliere la pistola e sparare al comandante di Malchow.
lo avevo sempre scelto la vita. Quando si fa questa scelta non si può togliere la vita a nessuno.
E da quel momento sono stata libera.>>
Sopravvissuta ad Auschwitz – Liliana Segre – 1945, dopo essere stata trasferita da Auschwitz, nei dintorni di Malchow (pag 62-64)
“Io avevo sempre scelto la vita… E da quel momento sono stata libera.”
Liliana Segre era già fuori dal campo, in libertà, ma si è sentita totalmente libera solo quando ha scelto la vita, e non la vendetta. E’ stato con quel gesto di pace che lei ha deciso per una vita nuova, completamente libera. Liliana è stata poi ufficialmente liberata il primo di maggio del 1945.
In quegli stessi giorni, 70 anni fa, qui a Pugnano in una stanza della canonica un gruppetto di giovani con Vittorino Benotto, allora responsabile della Gioventù di Azione Cattolica, col suo parroco e altri generosi volontari decise di erigere un cippo alla memoria delle vittime innocenti della furia nazista del rastrellamento della Romagna e di pregare per le loro anime, istituendo la tradizione della S.Messa in loro suffragio ogni anno, nel mese di agosto, come abbiamo fatto stamattina. Un gesto di pace; con un cippo, ora divenuto un altare, e una Messa.
Per scegliere la vita, sempre e ad ogni costo, come fece Liliana Segre, in quegli stessi giorni in cui la storia stava prendendo una nuova direzione. Con un cippo, per non dimenticare mai, anche quando la terra avrebbe di nuovo ricoperto quel sangue innocente versato, e con una Messa, a significare che quel ricordo sarebbe sempre stato
accompagnato da gesti di pace.
“Come costruire un mondo di pace?” È stato chiesto ad un sopravvissuto della bomba di Hiroshima (6 agosto 1945, ore 8:15 del mattino). “Avere un cuore capace di comprendere il dolore dell’altro”, ha risposto. Vivo per miracolo, aveva subito ustioni feroci e sottoposto a decine e decine di operazioni chirurgiche.
“nella debolezza estrema che mi vinceva, la mia etica e l’amore che avevo ricevuto da bambina mi impedivano di diventare uguale a quell’uomo.”
L’etica e l’amore ricevuto sono stati gli elementi che hanno consentito a Liliana di ricostruire la propria vita. E’ questo il punto fondamentale: un’etica, una coscienza alimentati dall’amore ricevuto. Questa è la via per cambiare il mondo, ancora una volta, per far prendere una nuova direzione alla storia. Questo chiediamo alle famiglie, agli educatori, alle istituzioni. Che sia possibile educare i giovani ed educarci l’un l’altro avendo come riferimento l’amore. E’ questo che in Azione Cattolica ci sforziamo di realizzare, cercando di comprendere l’altro, di comprendere il dolore dell’altro e di creare le condizioni per tessere buone relazioni, in cui ognuno possa prendersi cura del fratello che incontra. Avere compassione dell’altro guardandolo con l’occhio di Dio, non con quello dei fotoreporter, ci ha ricordato papa Francesco qualche giorno fa.
Ad imitazione di Gesù Cristo, unico e formidabile riferimento per un nuovo umanesimo.
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L’articolo pubblicato su Toscana Oggi e firmato da Andrea Bernardini: