La fatica della Speranza

“La spiga è già dentro il chicco… Il Regno è in ogni gesto o parola che dedichiamo alla fatica della semina.
È in ogni delusione e in ogni gioia che viviamo durante il servizio di cui ci siamo caricati”

«Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto.

E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta,
ora il sessanta e ora il cento per uno».
(Mc 4, 3-8)

Il ministero di Gesù in Galilea sta soffrendo un momento di crisi: inizia a serpeggiare delusione, quella che sperimentiamo anche noi quando da una parte sentiamo annunciare cose grandi e meravigliose e dall’altra vediamo tutta la pochezza di ciò che ci circonda. La folla e i seguaci, gli sconosciuti e gli amici più intimi, iniziano a dubitare, forse si chiedono se valga davvero la pena seguire quell’Uomo, se valga davvero la pena aver investito una vita in qualcosa in cui non ci si riconosce più. È l’atmosfera che respiriamo anche oggi, quando l’annuncio del Vangelo cerca di risuonare in una società ed una cultura post-cristiane. Il disinteresse, per non dire il disprezzo, in cui talora ci imbattiamo non fa che suscitare in noi amarezza e delusione. E noi, che vorremmo vedere risultati immediati e positivi, siamo tentati di abbandonare tutto. Ma Gesù risponde. Con la fatica della speranza. Nelle storie di apparente fallimento, in cui il seme gettato non dà alcun frutto, c’è sempre una speranza in gestazione. Il Signore, il Regno ed il Vangelo non stanno nel trionfo ma nella piccolezza: Dio è chicco dentro la storia. Dio è piccolo e fragile, è trascurabile secondo le gerarchie di grandezze umane, nascosto in ciò a cui non diamo valore. Però il seminatore uscì a seminare. Avendo fiducia. È in questa fede nella Parola e nel Regno che sta la nostra fecondità. Il seminatore non può scegliere il terreno, non può decidere la stagione, non può determinare i frutti. Può soltanto uscire a seminare, con umana fatica, e attendere con pazienza. E se la stagione è apparentemente arida e non produttiva, alla Chiesa è chiesto di seminare comunque, conservando fedeltà a questo gesto. Una fedeltà crocefissa, perché umanamente perdente. Ma anche una fedeltà feconda, perché fiduciosa nel Signore. Ma non basta. La spiga è già dentro il chicco. Il Regno non è un orizzonte futuro ma è già. È in ogni gesto o parola che dedichiamo alla fatica della semina. È in ogni delusione e in ogni gioia che viviamo durante il servizio di cui ci siamo caricati. La parabola ci lascia “sospesi”: in una mano niente, nell’altra trenta, sessanta, cento frutti per un seme. Tra le due mani c’è un ponte, una strada da percorrere. Con fede, la fatica di conservare la speranza in Dio, che a tempo debito farà fruttificare ciò che abbiamo seminato.

Dalla lectio di Mons. Bianchi
assistente generale di AC sul brano di Marco

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