L’INCONTRO DELL’AC IN SAN PIETRO il 30 aprile

L'INCONTRO DELL'AC IN SAN PIETRO il 30 aprile

Pubblichiamo di seguito il saluto al Santo Padre dell’Assistente Generale mons. Sigismondi e  l’intervento di Papa Francesco.

Il saluto di mons. Sigismonsdi: Dalla pastorale del campanile a quella del campanello
Pubblicato Dom, 30/04/2017 – 14:12

Il saluto di mons. Gualtiero Sigismondi Assistente ecclesiastico generale a Papa Francesco
Padre Santo, alle parole di saluto del Presidente nazionale di AC, prof. Matteo Truffelli, unisco le mie, anche a nome del Collegio degli Assistenti, consapevole che l’abbraccio festoso che questa piazza Le riserva è la manifestazione più efficace dei sentimenti di gratitudine e di affetto di tutti. Grazie, Santità, per avermi chiamato a servire anche questa “famiglia grande e bella dell’ACI”, come amava definirla, con “delicata fierezza”, S. E. mons. Mansueto Bianchi.
Siamo qui non per spegnere 150 candeline, tante quanti sono gli anni di vita dell’ACI, ma per venire ad limina Petri, per tornare alle sorgenti della nostra esperienza associativa, facendo “memoria del futuro” senza volgerci indietro. La nostalgia è, infatti, la pietra tombale della profezia! Quanto questo sia vero ce lo ricorda la pagina evangelica che oggi la liturgia ci propone, quella dei discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13-35), i quali il giorno di Pasqua osano dire: “Noi speravamo” (Lc 24,21). Essi, sopraffatti dalla rassegnazione, che è la maschera della disperazione, dimenticano che il verbo sperare non si coniuga al passato, ma solo al presente: al “futuro presente”!
I discepoli di Emmaus, riconosciuto il Signore “nello spezzare il Pane”, “senza indugio” tornano a Gerusalemme e, soltanto dopo aver ascoltato l’Annuncio pasquale dalla voce degli Undici, raccontano quanto è accaduto lungo la via (cf. Lc 24,33-35). Essi inseriscono la loro testimonianza nel deposito della tradizione apostolica e, nella gioia di sentire cum Ecclesia, amplificano l’Alleluia. La loro esperienza pasquale, confermata dagli Undici, mi ha fatto ripensare ad un incontro, avvenuto diversi anni fa, con un anziano aderente all’AC – specializzato nel fare da “guardia del corpo” non al parroco ma al tabernacolo –, il quale mi ha confidato con disarmante semplicità: “Senza Cristo non vivo, senza Chiesa non campo”.
Santità, consapevoli che l’AC ha come casa la Chiesa e come strada il mondo, siamo qui per assicurarLe che l’Associazione è impegnata, con entusiasmo sincero, a percorrere il cammino dell’esodo che Lei sta indicando alla Chiesa: passare dalla pastorale del campanile a quella del campanello, senza rinunciare al suono delle campane; passare dall’irrigazione “a pioggia” delle iniziative pastorali “a getto continuo” a quella “a goccia” che non ha la pretesa di occupare spazi, ma custodisce l’attesa di avviare processi. E il processo su cui l’ACI investe con coraggio, sin dall’inizio della sua storia, è questo: la cura della vita interiore è il “campo-base” dell’evangelizzazione.
Santità, nel chiederLe l’abbraccio della Sua benedizione, Le assicuro che una preghiera incessante sale a Dio per Lei da ogni associazione diocesana e parrocchiale di AC: il Signore confermi la Sua sollecitudine per tutte le Chiese con il dono della serenità e della salute.
+ Gualtiero Sigismondi
Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana e vescovo di Foligno.

=========================================================================================================

Discorso del Santo Padre
Cari amici dell’Azione Cattolica,
sono davvero felice di incontrarvi oggi, così numerosi e in festa per il 150° anniversario di fondazione della vostra Associazione. Vi saluto tutti con affetto ad iniziare dall’Assistente generale e dal Presidente nazionale, che ringrazio per le parole con cui hanno introdotto questo incontro. La nascita dell’Azione Cattolica Italiana fu un sogno, nato dal cuore di due giovani, Mario Fani e Giovanni Acquaderni, che è diventato nel tempo cammino di fede per molte generazioni, vocazione alla santità per tantissime persone: ragazzi, giovani e adulti che sono diventati discepoli di Gesù e, per questo, hanno provato a vivere come testimoni gioiosi del suo amore nel mondo.
È una storia bella e importante, per la quale avete tante ragioni di essere grati al Signore e per la quale la Chiesa vi è riconoscente. È la storia di un popolo formato da uomini e donne di ogni età e condizione, che hanno scommesso sul desiderio di vivere insieme l’incontro con il Signore: piccoli e grandi, laici e pastori, insieme, indipendentemente dalla posizione sociale, dalla preparazione culturale, dal luogo di provenienza. Fedeli laici che in ogni tempo hanno condiviso la ricerca delle strade attraverso cui annunciare con la propria vita la bellezza dell’amore di Dio e contribuire, con il proprio impegno e la propria competenza, alla costruzione di una società più giusta, più fraterna, più solidale. È una storia di passione per il mondo e per la Chiesa, dentro cui sono cresciute figure luminose di uomini e donne di fede esemplare, che hanno servito il Paese con generosità e coraggio.
Avere una bella storia alle spalle non serve però per camminare con gli occhi all’indietro, non serve per guardarsi allo specchio, non serve per mettersi comodi in poltrona! Fare memoria di un lungo itinerario di vita aiuta a rendersi consapevoli di essere popolo che cammina prendendosi cura di tutti, aiutando ognuno a crescere umanamente e nella fede, condividendo la misericordia con cui il Signore ci accarezza. Vi incoraggio a continuare ad essere un popolo di discepoli-missionari che vivono e testimoniano la gioia di sapere che il Signore ci ama di un amore infinito, e che insieme a Lui amano profondamente la storia in cui abitiamo. Così ci hanno insegnato i grandi testimoni di santità che hanno tracciato la strada della vostra associazione, tra i quali mi piace ricordare Giuseppe Toniolo, Armida Barelli, Piergiorgio Frassati, Antonietta Meo, Teresio Olivelli, Vittorio Bachelet. Azione Cattolica, vivi all’altezza della tua storia!
In questi centocinquanta anni l’Azione Cattolica è sempre stata caratterizzata da un amore grande per Gesù e per la Chiesa. Anche oggi siete chiamati a proseguire la vostra peculiare vocazione mettendovi a servizio delle diocesi, attorno ai Vescovi, e nelle parrocchie, là dove la Chiesa abita in mezzo alle persone. Tutto il Popolo di Dio gode i frutti di questa vostra dedizione, vissuta in armonia tra Chiesa universale e Chiesa particolare. È nella vocazione tipicamente laicale a una santità vissuta nel quotidiano che potete trovare la forza e il coraggio per vivere la fede rimanendo lì dove siete, facendo dell’accoglienza e del dialogo lo stile con cui farvi prossimi gli uni agli altri, sperimentando la bellezza di una responsabilità condivisa. Non stancatevi di percorrere le strade attraverso le quali è possibile far crescere lo stile di un’autentica sinodalità, un modo di essere Popolo di Dio in cui ciascuno può contribuire a una lettura attenta, meditata, orante dei segni dei tempi, per comprendere e vivere la volontà di Dio, certi che l’azione dello Spirito Santo opera e fa nuove ogni giorno tutte le cose.
Vi invito a portare avanti la vostra esperienza apostolica radicati in parrocchia, «che non è una struttura caduca», perché «è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 28). È lo spazio in cui le persone possono sentirsi accolte così come sono, e possono essere accompagnate attraverso percorsi di maturazione umana e spirituale a crescere nella fede e nell’amore per il creato e per i fratelli. Questo è vero però solo se la parrocchia non si chiude in sé stessa, se anche l’Azione Cattolica che vive in parrocchia non si chiude in sé stessa, ma aiuta la parrocchia perché rimanga «in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi» (ibid.).
Cari soci di Azione Cattolica, ogni vostra iniziativa, ogni proposta, ogni cammino sia esperienza missionaria, destinata all’evangelizzazione, non all’autoconservazione. Il vostro appartenere alla diocesi e alla parrocchia si incarni lungo le strade delle città, dei quartieri e dei paesi. Come è accaduto in questi centocinquanta anni, sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico, la passione educativa e la partecipazione al confronto culturale. Allargate il vostro cuore per allargare il cuore delle vostre parrocchie. Siate viandanti della fede, per incontrare tutti, accogliere tutti, ascoltare tutti, abbracciare tutti. Ogni vita è vita amata dal Signore, ogni volto ci mostra il volto di Cristo, specialmente quello del povero, di chi è ferito dalla vita e di chi si sente abbandonato, di chi fugge dalla morte e cerca riparo tra le nostre case, nelle nostre città. «Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale» (ibid., 201).
Rimanete aperti alla realtà che vi circonda. Cercate senza timore il dialogo con chi vive accanto a voi, con chi la pensa diversamente ma come voi desidera la pace, la giustizia, la fraternità. È nel dialogo che si può progettare un futuro condiviso. È attraverso il dialogo che costruiamo la pace, prendendoci cura di tutti e dialogando con tutti.
Cari ragazzi, giovani e adulti di Azione Cattolica: andate, raggiungete tutte le periferie! Andate, e là siate Chiesa, con la forza dello Spirito Santo.
Vi sostenga la protezione materna della Vergine Immacolata; vi accompagnino l’incoraggiamento e la stima dei Vescovi; come anche la mia Benedizione che di cuore imparto su di voi e sull’intera Associazione.